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SPECIALE SU ISCHIA


Arrivò qui il mio successo

di Peppino Di Capri

Era il tempo della dolce vita e per <%=ischia%> erano anni d'oro. Cantai "Nun è peccato"...

Nei primi anni Cinquanta <%=ischia%> era solo verde, sole e mare, le strade non erano asfaltate e il turismo quasi non esisteva. Un piccolo mondo tranquillo e appartato fino a quando, nell'estate del '52, non sbarcò il grande produttore e editore Angelo Rizzoli tirandosi dietro tutto il mondo del cinema. E con le star del cinema arrivò anche il grande giro della mondanità internazionale. C'erano i grandi nomi dell'industria e della finanza, belle donne e grandi musicisti. La vita notturna era straordinaria. Capri contava non più di due o tre night, a <%=ischia%> negli anni d'oro ne vennero aperti una decina. Renato Carosone, Fausto Cigliano, Mina, Marino Barreto riempivano tutte le sere locali e che si chiamavano Rancio Fellone, Monky Bar, Castello Aragonese, Moresco, Scotch Club, Pignatiello. Era davvero la dolce vita. Un'atmosfera unica. In quegli anni <%=ischia%> era davvero la capitale della musica italiana, non solo perché nei night si esibivano artisti che vendevano milioni di dischi ma anche per quello spirito di frontiera, di apertura alle novità.
Il mito di <%=ischia%> capitale della musica l'hanno creato anche impresari del valore di Tonino Baiocco, il primo che ha scritturato gruppi importanti allo Scotch Club, ora Blu Jane. Bisogna fare un passo indietro e ricordare la Napoli dell'immediato dopoguerra, piena di militari americani che la sera volevano divertirsi e insegnavano agli artisti locali a suonare la musica di casa loro. A Napoli la melodia classica napoletana si è incontrata con il jazz, lo swing e il rock 'n' roll e attraverso quest'esperienza si è formata una generazione di musicisti del calibro di Renato Carosone e Ugo Calise, che hanno creato uno stile originalissimo e si sono ritrovati a <%=ischia%> a fare la storia della musica moderna italiana.
Calise, in particolare, è un personaggio chiave di questa vicenda: ischitano purosangue, autore fra l'altro dell'immortale Na voce na chitarra e o' poc 'e luna, era anche un raffinato cultore di jazz. Alla fine degli anni Quaranta organizzava concerti con Romano Mussolini nella piazzetta di <%=ischia%> Porto e alla Conchiglia di Forio, poi nel '50 aprì il Rancio Fellone, il primo night dell'isola.
Io sono particolarmente legato al ricordo di Calise, lui mi ha portato fortuna e mi ha regalato una canzone bellissima, Nun è peccato. Era l'estate del '58 ed avevo un complesso che si chiamava I Rockers e facevo cover di canzoni americane, in particolare di Paul Anka e Marino Barreto. Tonino Baiocco mi aveva scritturato per la stagione al Rancio Fellone, dove mi alternavo con Fausto Cigliano.
Io non avevo mai incontrato Ugo Calise, ma chi non conosceva l'autore di 'Na voce 'na chitarra e o' poc 'e luna? Fu lui a cercarmi. Mi aveva sentito cantare e gli piaceva il mio timbro di voce. Mi sfotteva un po' "Eh, guaglioncé, facete 'sta canzone che può venire bene", e non potrò mai dimenticare che era Ferragosto e noi imparammo gli accordi lo stesso pomeriggio, sotto il sole a picco, e lui "Forza guagliò, io stasera la voglio sentì!". Quando attaccai Nun è peccato, tutto il pubblico si girò verso la pedana. dopo lo spettacolo venni contattato dagli agenti della Carish che era la più importante etichetta discografica dell'epoca, e fu così che diventai Peppino di Capri.

Peppino Di Capri, cantante


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